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La città Ticino e il rapporto tra "terre alte" e "terre basse". Una prospettiva storica

di Luigi Lorenzetti (2021)

Quale significato ha la Città Ticino, per gli abitanti di Comologno, di Cerentino o di Bedretto? Quale lettura se ne può dare se la si osserva dalla valle Onsernone, dall’alta Valmaggia o dall’alta Leventina?

Capovolgere la prospettiva urbano-centrica, non significa solo dare voce alle periferie e a un mondo sovente percepito come marginale e “residuale”; significa anche interrogare un modello di sviluppo che, soprattutto a partire dall’ultimo quarto del XX secolo, ha posto la globalizzazione, le economie di scala e le “reti lunghe” al centro dei modelli di sviluppo, ma che a seguito della recente pandemia, ha dimostrato le sue fragilità, oltre che le sue responsabilità nella crescita delle ineguaglianze economiche e sociali e nell’accentuazione della crisi ambientale.

Nel caso del cantone Ticino, ciò significa ripensare il ruolo delle periferie, non più quali “spazi a rimorchio” delle aree urbane forti, ma come aree in cui promuovere modelli di sviluppo che valorizzino la sostenibilità ambientale, economica e sociale attraverso le risorse locali, sia materiali che immateriali.

Senza alcuna pretesa di esaustività, le pagine che seguono si propongono di abbozzare alcune riflessioni attorno al rapporto tra il Ticino urbano e periurbano che caratterizza l’insieme dei suoi fondovalle e il Ticino delle valli alpine cosiddette “a basso potenziale” economico a causa, principalmente, della loro lontananza dai centri urbani e dai loro servizi.
In particolare, collocando questi interrogativi all’interno della prospettiva storica, questa breve analisi intende fornire degli elementi di riflessione sui mutamenti della territorialità del cantone Ticino nel corso degli ultimi decenni e delle attuali riconfigurazioni delle dinamiche demografiche.

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